In psicologia clinica il costruttivismo è un approccio derivante da una concezione della conoscenza come costruzione dell’esperienza personale anziché come rispecchiamento o rappresentazione di una realtà indipendente.
La psicologia costruttivista si evolve dall’interazione di diversi ambiti del sapere oltre a quello psicologico (filosofia, biologia, cibernetica, antropologia..). Il costruttivismo ha il grande pregio di aver posto al centro del proprio interesse il modo in cui si arriva a creare una conoscenza della realtà attraverso l’esperienza.
Il costruttivismo in psicologia evidenzia come l’individuo è portato a crearsi continuamente una rappresentazione dell’ambiente sulla base dell’esperienza. E’ anche un metodo di terapia che si concentra su entrambi i sistemi interni ed esterni, e sulla loro interazione, nell’attribuzione di significato.
In filosofia il costruttivismo è un indirizzo di pensiero volto a comprendere come si forma la conoscenza. E’ quindi un impostazione epistemologica, che considera la realtà in cui viviamo come una rappresentazione costruita dalla nostra struttura percettiva, cognitiva e psicologica.
La teoria costruttivista si basa sull’idea che il conoscere è più di un’espressione passiva del mondo che ci circonda ma, invece, è il risultato delle nostre costruzioni, ovvero delle nostre convinzioni ed emozioni sulle esperienze della nostra vita. In questo contesto, ‘costruzione’ si riferisce semplicemente ai modi in cui costruiamo la nostra comprensione del mondo che ci circonda e come noi ci inseriamo in esso.
Ogni persona è un sistema conoscitivo dotato di una sua coerenza, che tende a mantenere il proprio equilibrio. Tale sistema è in grado di filtrare la realtà e creare una propria mappa mentale per mezzo dei costrutti personali e dei sistemi di credenze che adotta. L’individuo organizza il proprio comportamento nei vari contesti (lavorativo, familiare, di coppia, sociale, individuale..) sulla base della propria mappa.
Nella matrice costruttivista tutto ciò che conta nell’interazione tra il mondo e l’individuo è come il soggetto percepisce la realtà. Proprio perché si ritiene che non esista alcuna realtà esterna certa all’infuori dell’interazione creativa di senso tra me e non me, tra l’individuo e l’ambiente, tra l’essere e il mondo. Non viene negata la fondamentale influenza dell’esperienza dei primi anni di vita, in cui il mondo, l’ambiente, l’altro è rappresentato dai genitori. In particolar modo dalla madre, la quale rimanda continuamente al bambino l’elaborazione emotiva dell’esperienza. Che il bambino assimila e adotta come filtro per comprendere gli eventi.
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