La dipendenza tecnologica oggi più diffusa è la dipendenza da internet (Internet addiction), per la quale sono stati sviluppati questionari di valutazione specifici e sono stati istituiti centri di cura in tutto il mondo. Su questo disturbo si interviene con le principali forme di psicoterapia, lo scopo è di ridurre il tempo passato su internet, ripristinando delle abitudini più salutari e costruttive.
Il problema del controllo degli impulsi (dipendenza) è riferito alla tecnologia quando la persona arriva a dedicare un elevato numero di ore al giorno (dalle sei in su) ad attività che escludono altri ambiti. Il tempo così impiegato porta a trascurare gli affetti familiari, il lavoro, lo studio, le relazioni sociali e la propria persona (meno ore di sonno, scarsa attività fisica, poca attenzione all’igiene…), con il rischio di compromettere il matrimonio e le vita famigliare, il successo scolastico, perdere il lavoro e le amicizie “reali”. Tali ripercussioni sulla vita dell’individuo giustificano la visione del problema come una patologia a tutti gli effetti.
In Giappone il fenomeno ha preso il nome di hikikomori (引きこもり letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parolehiku “tirare” e komoru “ritirarsi”. FONTE: WIKIPEDIA), con riferimento soprattutto al ritiro dalla vita sociale, alla letargia e all’incomunicabilità che caratterizza tali persone.
E’ interessante a mio avviso notare come gli oggetti in grado di suscitare più frequentemente la dipendenza su internet sono siti pornografici e social networks. Questi due ambiti rappresentano i bisogni più ancestrali dell’uomo: desiderio di intimità e di rapporti sessuali (che servono a formare legami intimi e a riprodurre la specie), e bisogno di comunicare e creare rapporti di prossimità (fondamentale al bambino per sopravvivere, nonché ad ogni individuo come forma opposta all’isolamento). Internet offre la soddisfazione virtuale a questi bisogni, entrambi profondamente relazionali. Il successo e la diffusione delle forme virtuali di appagamento apre interessanti riflessioni sulla possibilità di trovare appagamento in forme non pure di azioni e ci mostrano il potere della mente di compensare le mancanze di cui soffriamo. La psicoterapia lavora anche su queste forme di compensazione, che con il tempo si impara a risolvere in favore di una maggiore attenzione ai propri bisogni profondi.
Nella mia pratica clinica la dipendenza da internet è considerata, al pari delle altre forme di dipendenza, come una forma alterata della capacità di relazione con l’altro e con l’esterno; piuttosto una relazione a sé in cui il paziente ha trovato un mezzo per allontanarsi dal reale verso un ambiente più facile in cui far vivere e sedare le proprie ferite. Attraverso l’elaborazione del percorso intrapreso dal paziente è possibile rivedere le scelte prese in favore di nuove scelte evolutive.
Dott. Farrace, Psicologo a Pescara.